Quota 102, il balzello delle cifre divide partiti e sindacati
Fornero sì, Fornero no, Fornero ni. Sono anni che tra i sindacati, i lavoratori ed i partiti politici, si creano spaccature, divisioni e litigi clandestini su uno degli argomenti da sempre più spinosi: la previdenza.
Infatti, anche in questi giorni, uno dei nodi più difficili da sciogliere per il governo, contenuto nella legge di Bilancio, è quello relativo alle pensioni. Settimane di mediazioni non sono ancora bastate per appiattire i litigi tra i partiti.
Alla fine, nella prima manovra firmata dall’esecutivo a guida Mario Draghi (che una buona fetta dei partiti ha pensato di candidarlo a Presidente della Repubblica), c’è una mediazione frutto del lavoro dello stesso presidente del Consiglio.
Ma cosa prevede questa lunga opera di mediazione? In primis uno sbarramento all’ipotesi di un ritorno della legge Fornero – e quindi allo scalone di cinque anni –, ma si passerà a Quota 102 (alcuni sindacati non sono per nulla soddisfatti e chiedono di aprire un nuovo tavolo con le parti sociali), che a differenza di Quota 100 permette di andare in pensione due anni più tardi (e comunque prima rispetto alla Fornero, per cui ne occorrono sempre 67).
I calcoli non sono così semplici, però il metodo è sempre lo stesso della Legge Fornero. Ossia, di norma Quota 102 utilizza lo stesso sistema di Quota 100 (la variazione rispetto a Quota 100 è sull’età anagrafica, e non è poco), che invece scadrà a fine anno e non verrà rinnovata come aveva già fatto presente Draghi, e cioè permette a chi ha raggiunto una certa età e un certo numero di anni di contributi versati di andare in pensione. Questa situazione potrebbe beneficiare o non favorire un numero di lavoratori italiani oscillabili tra i 75 ed i 35 mila.